Sulle pagine de Il Messaggero dell’11 agosto, è stato pubblicato un intervento di Romano Prodi, nel quale – non si comprende per quanta parte ingenuamente e per quanta parte provocatoriamente – si ipotizza l’abolizione dei TAR e del Consiglio di Stato, come efficace rimedio per la ripresa economica del Paese. Il ricorso al TAR – afferma in sintesi Prodi – è diventato un comodo e poco costoso strumento di blocco contro ogni decisione che non fa comodo, penetrando ormai in ogni aspetto della vita del paese.
Su tale presupposto, quindi, chiede << di essere aiutato a fare in modo che i ricorsi siano ammessi nei rari casi in cui conviene che siano ammessi (cinque o dieci per cento dei casi rispetto a oggi?), che siano accompagnati dalle opportune garanzie finanziarie, che i ricorsi dichiarati infondati provochino le logiche conseguenze negative a chi li ha sollevati e che siano decisi nei tempi coerenti con l’obiettivo di non legare le gambe all’Italia>>. Addirittura conclude con la frase: << Possibile che non ci sia qualche giurista disposto ad aiutarmi nel risolvere questo problema? >>
Mah?!?!
Liquidare l’argomento con una delle mille (impietose) battute che vengono alla mente non appare proprio il caso… vedremo di fare qualche serena riflessione dopo la calura di agosto…